Un motore di ricerca è sempre responsabile dei dati presentati nella SERP in quanto, nello svolgere la propria attività, che è appunto quella di cercare ed elencare dati, anche sensibili, effettua un “trattamento” di tutte le informazioni presenti nella Rete, attività per cui è sempre responsabile. Questo è quanto è stato stabilito dalla Corte di Giustizia europea, chiamata a pronunciarsi su un caso spagnolo che ha coinvolto Google nell’ennesimo caso di tutela della privacy ed in particolare sul diritto all’oblio.
Secondo tale pronunciamento (Causa c-131/12), un motore di ricerca, dietro richiesta di un soggetto interessato, è tenuto a sopprimere dall’elenco di risultati che appare a seguito di una ricerca effettuata a partire dal nome di una persona, i link verso pagine web pubblicate da terzi e contenenti informazioni relative a tale persona. Tale obbligo può esistere anche nell’ipotesi in cui il nome o le informazioni non vengano previamente o simultaneamente cancellati dalle pagine web, anche quando la loro pubblicazione sulle pagine in questione è di per sé lecita, se ricorrono determinate condizioni. I casi di cancellazione, infatti, vanno valutati di volta in volta, in base al contenuto delle informazioni stesse, alla loro rilevanza pubblica e al ruolo che la persona riveste nella società.
La Corte rileva che tali informazioni riguardano potenzialmente una moltitudine di aspetti della vita privata e che, in assenza dell’attività del motore di ricerca, esse non avrebbero potuto, o difficilmente avrebbero potuto, essere reperite o connesse tra loro. La Corte fa infatti notare che anche un trattamento inizialmente lecito di dati può divenire, con il tempo, inadeguato, non più pertinente ovvero eccessivo in rapporto alle finalità per le quali i dati sono stati trattati originariamente.
Nel caso in questione, il signor Costeja González, cittadino spagnolo, nel 2010 ha presentato all’Agenzia spagnola di protezione dei dati (AEPD) un reclamo contro La Vanguardia Ediciones SL (editore di un quotidiano largamente diffuso in Spagna, specialmente nella regione della Catalogna), nonché contro Google Spain e Google Inc. Il signor González ha evidenziato che, quando il proprio nome veniva introdotto nel motore di ricerca del gruppo Google, l’elenco di risultati mostrava dei link verso due pagine del quotidiano di La Vanguardia, datate gennaio e marzo 1998. Tali pagine annunciavano una vendita all’asta di immobili organizzata a seguito di un pignoramento effettuato per la riscossione coattiva di crediti previdenziali nei confronti del sig. Costeja González.
Mediante detto reclamo, il sig. Costeja González chiedeva, da un lato, che fosse ordinato a La Vanguardia di sopprimere o modificare le pagine suddette, affinché i suoi dati personali non vi comparissero più, oppure di ricorrere a taluni strumenti forniti dai motori di ricerca per proteggere tali dati. Dall’altro lato, chiedeva che fosse ordinato a Google Spain o a Google Inc. di eliminare o di occultare i suoi dati personali, in modo che cessassero di comparire tra i risultati di ricerca. Il sig. Costeja González affermava in tale contesto che il pignoramento effettuato nei suoi confronti era stato interamente definito da svariati anni e che la menzione dello stesso era ormai priva di qualsiasi rilevanza.